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REGARDE LES HOMMES TOMBER Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 settembre 1994
 
di Jacques Audiard, con Jean-Louis Trintignant, Jean Yanne, Mathieu Kassovitz, Bulle Ogier, Christine Pascal (Francia, 1994)
 
Jean Louis Trintignant
"Come in un poliziesco, la storia è quella di un giocatore d'azzardo di mezza tacca (J.L. Trintignant) costretto dai propri debiti a salire di un gradino sulla scala della delinquenza: ed a far eseguire delle liquidazioni sommarie al suo giovane - non sapremo mai se più malizioso che debile - protetto (Mathieu Kassovitz, il regista del recente, riuscitissimo LA HAINE). Durante l'esecuzione di uno di questi contratti, viene coinvolto inavvertitamente, e finisce in coma irreversibile un giovane poliziotto dai metodi piuttosto dubbi. Lo spettatore seguirà allora le tracce, sposerà piuttosto lo sguardo di Simon, il miglior amico del poliziotto, ed i suo sforzi per ritrovare gli assassini.

Due storie di due strane coppie, quindi. Due storie parallele che solo la morte tenterà di far coincidere: e che del poliziesco (lo comprenderemo dalla prima immagine, straordinario primo piano sugli insoliti monologhi di Simon, viaggiatore di commercio in biglietti da visita ormai disperatamente demotivato, al quale Jean Yanne presta un'interpretazione memorabile) ha solo il pretesto.

Jacques Audiard è infatti il figlio del celebre Michel, il più brillante degli sceneggiatori del cinema commerciale francese del dopoguerra, oltre che lui stesso del mestiere (ha collaborato a lungo con Claude Miller): ed il risultato è tangibile. Il flusso dei dialoghi di REGARDE LES HOMMES spedisce subito il film in una dimensione ben diversa da quella schematica del poliziesco: in quei territori incerti ed affascinanti che stanno a metà strada fra la realtà più trita del quotidiano ed i fantasmi, forse più semplicemente le turbe della psiche. È dapprima sul tono tragicomico, assurdo, quasi malefico ed al tempo stesso terribilmente reale dei dialoghi che si costruisce il film. Poi, sulla giustezza, l'originalità dei personaggi che vengono a crearsi - quasi controvoglia su degli attori perfettamente diretti: mentre le immagini seguono, sempre adeguate, solo raramente compiaciute nella forma.

Ma non basta. Altro retaggio di un mestiere squisitamente posseduto, la costruzione del film partecipa a quella operazione deviante, a quel modo del tutto particolare di rimettere in questione le idee fatte, le morali acquisite, le conclusioni affrettate. REGARDE LES HOMMES è un film sugli uomini, appunto: e sul tempo. Perché la storia dei due malfattori inizia due anni prima di quella del viaggiatore di commercio e della sua inchiesta: e queste due durate, come due dissimili compressioni temporali, prima di riunirsi imprimono al film una loro strana trasversalità, un equilibrio instabile ed obliquo che partecipa meravigliosamente all'ambiguità dell'opera.

REGARDE LES HOMMES diventa allora uno spaccato interpretabile in tante direzioni, assurde e letterarie quando i suoi personaggi ricalcano certe derive alla Beckett, concrete e referenziali quando ci rimandano a quelle picareschi delle road-movie, più vicine alla tradizione del cinema classico francese quando le amicizie dubbie riecheggiano quelle dei Gabin e dei Brasseur.

Duplicità e voyeurismo, senilità e perversione, rapporti di forza e sottomissione, omosessualità latente, ricerca del padre, purezza e perversione, conformismo e licenziosità morale sembrano come rincorrersi in un intrigo giallo che si fa subito mistero assai più nobile. Poiché privo di un'ombra di pedanteria; con la leggerezza disincantata di una dimensione che potrebbe essere semplicemente disperata, ma che è intrisa di umorismo, lievitata di continua, poetica intuizione.

Non mancate questo film: non manchiamo il prossimo di questo grande sceneggiatore, forse altrettanto grande regista."


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